Mi sembra inutile sottolineare come l’approccio a quest’opera possa essere definito “esperienza” anziché “lettura”. In Building Stories, Chris Ware racconta la vita di una donna, di cui ci dice tutto ma non il nome, spezzettandola in mille frammenti, andando avanti e indietro nel tempo all’interno di una stessa tavola, da una pagina all’altra e da un “oggetto” all’altro.
Prima del contenuto, vediamo il contenitore, ovvero il dettaglio di ciò che troviamo nella scatola. Nella seguente tabella è indicato, nella prima colonna, l’ordine che ho seguito per leggere l’opera, in mancanza di indicazioni dell’autore, che tiene a precisare come si possa partire da qualsiasi punto. Per le fotografie degli oggetti, rimando ad un precedente articolo.
ordine |
descrizione dell’oggetto |
misure in cm |
pagine |
1 |
striscia piegata (scena giorno) |
71 x 9 |
2 |
2 |
striscia piegata (scena notte) |
71 x 9 |
2 |
3 |
manifesto |
33 x 46 |
2 |
4 |
albo a striscia |
24,5 x 7,5 |
52 |
5 |
giornale piccolo – titolo: Daily Bee |
32 x 47,2 |
4 |
6 |
paravento da tavolo |
106 x 40,5 |
4 |
7 |
quaderno – titolo: Branford |
13,5 x 20 |
32 |
8 |
giornale grande |
41 x 56 |
4 |
9 |
rivista piccola (personaggi giovani) |
21 x 28 |
16 |
10 |
rivista piccola (personaggi anziani) |
21 x 28 |
16 |
11 |
volume cartonato piccolo |
21,5 x 24 |
32 |
12 |
rivista grande |
23 x 30 |
20 |
13 |
giornale grande |
41 x 56 |
20 |
14 |
volume cartonato grande |
23 x 31 |
54 |
Alcune annotazioni a margine: non c’è una regola! Non tutti gli oggetti sono diversi, troviamo tre coppie di formato uguale; solo due hanno un titolo, quelli dedicati all’ape Branford; alcuni hanno una copertina, altri no; alcuni sono senza parole; la struttura delle tavole è molto diversificata, talvolta lineare, altre complessa e confusionaria. L’unica cosa in comune a tutte le pubblicazioni è l’alta grammatura della carta. È bello perdersi in questo mare di figure e parole!
Nella vita della nostra
protagonista senza nome non ci sono grandi avvenimenti eclatanti, ma solo fatti
che possono accadere a chiunque. Quando era piccola ha perso la parte inferiore
della gamba sinistra, a sedici anni è rimasta incinta ed ha abortito, poi si è
sposata ed ha avuto una figlia. Oltre a lei e ai suoi congiunti, troviamo
l’anziana padrona di casa, gli inquilini del secondo piano, datori di lavoro,
colleghi e amici; poi c’è “Branford, l’ape migliore del mondo”, evidente
autocitazione di “Jimmy Corrigan, il ragazzo più in gamba sulla terra”. Gli
eventi più importanti sono narrati in dettaglio nelle pubblicazioni più corpose
(le ultime quattro della tabella), e solo accennati nelle altre, dove l’autore
si sofferma sulla quotidianità, i piccoli gesti, soprattutto i pensieri e le
riflessioni, in una continua introspezione del personaggio (per questo, Ware ha
dichiarato di aver chiesto “consulenze” a sua moglie). Le uniche due pubblicazioni
che hanno un titolo sono dedicate all’ape: lo spillato di piccolo formato è
quello che la nostra legge alla figlia piccola, il giornale è un vero e proprio
quotidiano del mondo delle api.
Il frazionamento di questa biografia in tanti oggetti di forme e dimensioni
diverse può essere interpretato in vari modi, assegnandogli differenti
significati. L’esperienza tattile, il maneggiare prima, durante e dopo la
lettura, fa parte della narrazione stessa, ci dice che nella vita non tutto ciò
che accade, a noi e intorno a noi, va visto allo stesso modo e i salti avanti e
indietro rappresentano i ricordi, che possono non essere lineari, ma spaziare
nella linea temporale senza un preciso ordine. Poi c’è il gioco che si può fare
con le parole del titolo: le storie degli edifici, edifici fatti di storie, e
costruire le storie. Ware costruisce i anche i supporti con cui leggiamo le
storie, vuole controllare il modo in cui teniamo in mano le sue tavole e
pretende la nostra partecipazione alla ricostruzione di tanti momenti che lui
disperde nei vari oggetti. Questi sono anche esercizi di stile, con tante
tavole costruite in modi diversi. Ci sono le strisce, con il loro unico senso
di lettura e le grandi tavole con le frecce che guidano il lettore e talvolta
lo confondono. Nel mezzo ci sono altri formati, dai “giornali” senza rilegatura
né copertina, ai volumi cartonati; quasi un campionario di come sono stati, o
possono essere, i fumetti.
Alla fine della lettura delle 260 pagine totali, abbiamo la visione completa
della vita della protagonista senza nome, ma non abbiamo letto una storia,
oppure ne abbiamo lette tante, piccole ma appassionanti, coinvolgenti, talvolta
emozionanti, sicuramente così interessanti da non risultare noiose.