Mentre Stefania Conforto prendeva i tre libriccini che avevo acquistato e li metteva in una busta a sacchetto, che chiuse con un piccolo adesivo rotondo, carino, con il suo nome e un disegno, mi sembrò di essere tornato indietro nel tempo. Negli anni ’80, quando ancora non si usava la parola autoproduzione, sui banchini “abusivi” fuori del palazzetto dello sport di Lucca (ma anche in altre fiere), si trovavano le fanzine, molte delle quali contenevano articoli sul fumetto, e magari qualche storia. La caratteristica di quelle effimere pubblicazioni era la povertà dei mezzi con i quali venivano allestite ed il conseguente basso prezzo, in netto contrasto con la qualità tipografica delle attuali autoproduzioni, sempre più ricche e costose.
4 storie a fumetti è un delizioso libretto di 24 pagine, che pare realizzato
artigianalmente, con uno sketch in copertina. Le brevissime storie in bianco e
nero, realizzate con tecniche diverse, sintetizzano mondi e personaggi che
potrebbero essere punti partenza per racconti più ampi, ma la bellezza sta
proprio nella fulmineità.
Storie di ordinario imbarazzo è il titolo di una collana di librettini
quadrati, con il lato di 11,5 cm, di 24 pagine con una singola vignetta per
tavola. Il n. 1 non ha titolo e racconta di una donna che si trova in
imbarazzo al supermercato perché le si strappano i pantaloni. Calanchi,
al contrario, ha il titolo ma non il numero, e contiene un altro breve episodio
di vita quotidiana: un ragazzo che va in bicicletta su una strada di campagna
in salita, seguito dalla madre con il cane.
I disegni di questi fumetti sono naif e cambiano ogni volta, come esercizi di
stile, accumunati da una buona tecnica narrativa.
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