sabato 26 novembre 2022

Ultime letture: La fabbrica

George Pichard mette spesso in scena donne sottoposte a torture, rassegnate, che magari riescono a trovare lati positivi nella loro condizione. La fabbrica, pur non arrivando agli eccessi di opere successive, ma limitandosi a frustate e bastonate, è emblematica della tipicità dell’autore. Quando una donna viene sorpresa a rubare in un negozio del padrone della fabbrica, anziché essere consegnata alla polizia, viene “condannata” ad un periodo di lavori forzati, nuda e sottoposta alle bastonate di aguzzini assunti dal padrone per svolgere questo compito; “[…] col culo nudo si è più pronti a prendere le legnate che Giulio, il caporeparto, è obbligato a rifilarti, è un porco ma che vuoi… è il suo lavoro”. Il signor Melchior è un collezionista di vere locomotive a vapore e la “fabbrica” è una miniera di carbone e un’officina di manutenzione e riparazione delle macchine con cui ama viaggiare nelle gallerie, sui binari della sua personale ferrovia. La protagonista è inviata da un movimento femminista, a sua volta finanziato da Melchior, che andrà a rubare una dozzina di forcine per capelli per farsi portare alla fabbrica e scoprire quello che realmente vi accade. Le parole che una ragazza rivolge al suo aguzzino dimostrano l’idea di Pichard di sottomissione della donna: “Il padrone ha sempre ragione capo! Non è che mi alletti, ma penso che una bella legnata con l’attizzatoio sulle chiappe, potrebbe aiutarmi a rientrare nelle grazie del signor Melchior, perché senza di lui per me sarebbe solo il disonore, la prigione e peggio ancora la disoccupazione!” La storia risale al 1979, si legge ad un buon ritmo e non ha elementi disturbanti.


Il libro fu pubblicato dall’Isola Trovata, non mi risultano ristampe, ma è reperibile sul mercato dell’usato.

3 commenti:

  1. In un primo momento ho pensato che avessi già parlato di quest'opera di Pichard, ma poi mi sono ricordato che ne avevi recensito (pardon, commentato) altre. La cosa non deporrebbe a favore dell'"originalità" di Pichard che comunque apprezzo!

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    1. La cosa più originale di Pichard che mi viene in mente è Bambole, che ho letto e commentato l'anno scorso. Lo apprezzo anch'io, ma quando esagera mostrando donne orrendamente torturate che neppure urlano di dolore ... mi disturba un po'.

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    2. Probabile che l'avessi confuso con Bambole. Però quando Pichard non si prende troppo sul serio è anche molto divertente.

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