sabato 10 luglio 2021

La mia vita con i fumetti: La casa editrice Comic Art

 

Per un lungo periodo della mia vita, la Comic Art è stata per me un faro nel mondo del fumetto, ma andiamo per ordine. Agli esordi della casa editrice di Rinaldo Traini nel 1975 (in realtà una ripartenza, perché già 10 anni prima aveva pubblicato il libro di Alley Oop e la rivista Comic art in paperback), vedevo le pubblicità degli albi, di quelle che all'epoca si chiamavano “ristampe amatoriali”, avrei sempre voluto acquistarli, ma a causa del prezzo e della difficoltà di reperimento, non ho mai potuto, fino al fatidico 1981, quando iniziai a frequentare il negozio Al Fumetto di Mauro Ricciardelli a Firenze. Mauro mi propose di scegliere un personaggio e iniziare la collezione, ed io, che ero sempre stato amante della fantascienza, scelsi Brick Bradford, anche se l'utilizzo del colore blu antico per stampare un fumetto in bianco e nero non era il massimo. Mi piaceva il formato enorme, il tipo di carta e le copertine. Da quel momento scoppiò la scintilla e iniziai a seguire altre pubblicazioni della Comic Art, acquistandole dapprima al negozio e poi, negli anni ’90, iscrivendomi al Comic Art Club, nelle varie formule, fino ad arrivare a quella di Socio Benemerito in cui si pagava in unica soluzione, una cifra piuttosto alta (se non sbaglio intorno alle 750 mila lire), per ricevere tutta la produzione amatoriale di un anno e avere la possibilità di acquistare al 50% di sconto gli arretrati, comprese le pubblicazioni da edicola che nel frattempo uscivano copiosamente. 


 

Un primo aneddoto fra me e la Comic Art risale al 1990, quando, per un frainteso con un amico e una mancata disdetta all'ufficio postale, mi trovai costretto ad acquistare l'intera serie di francobolli emessi in occasione dei mondiali di calcio di “Italia 90”, ciascuno in 2 sestine di angolo, una cosa da collezionisti: i 6 francobolli posti in uno degli angoli del foglio da 100. Erano molti, superavano in totale le 200 mila lire; io non ero un collezionista, non avevo più molte cose da spedire e quindi dovevo trovare il sistema di rivenderli. Telefonai alla redazione della Comic Art per chiedere se in un prossimo ordine avrei potuto pagare in francobolli. Mi risposero di sì, purché non fossero di tagli molto grandi, e così acquistai diversi albi, allegando l’importo in francobolli. 


 

Ricordo poi quella volta in cui telefonai per lamentare che i numeri delle riviste Comic Art e L'Eternauta mi erano arrivati in abbonamento danneggiati, bagnati durante il trasporto. Rimanemmo d'accordo che avrei ritirato le copie sostitutive al Salone di Lucca e quando una delle ragazze dello stand mi vide, mi riconobbe e sorridendo mi consegnò direttamente le due riviste, senza neppure che io mi presentassi e le dovessi chiedere: ormai ero un cliente fisso.

 


Dopo il divorzio fra Traini è la città di Lucca, fu annunciata l'organizzazione di Expocartoon, manifestazione che si sarebbe svolta a Roma e avrebbe ospitato al suo interno il Salone Internazionale dei Comics. Un giorno mi trovavo al negozio Al Fumetto, che nel frattempo si era trasferito in una nuova sede più grande, e lì ascoltavo ciò che dicevano alcune persone, in particolare una di queste, che doveva essere Luca Boschi (non ricordo bene perché ancora non lo conoscevo personalmente), disse che Expocartoon era saltato, non ci sarebbe stato per motivi di finanziamenti da parte dell’ente pubblico o qualcosa del genere. Io in quel periodo avevo da poco aperto la mia prima partita IVA, non avevo un ufficio tutto mio, lo dividevo con un commercialista, ma avevo un mio numero di telefono e questa cosa mi eccitava, essendo la prima volta che avevo la possibilità di ricevere telefonate ad un apparecchio che non fosse quello di casa, dove mia madre poteva ascoltare le conversazioni. Forse fu anche per questo motivo che, dopo aver ascoltato questa cosa al negozio, mandai un fax alla Comic Art, dicendomi dispiaciuto per il fatto che Expocartoon non ci sarebbe stato. Un paio di giorni dopo suonò il telefono in ufficio, risposi ed era Rinaldo Traini. Dopo essersi presentato, mi disse una cosa apparentemente strana e cioè che in redazione gli avevano riferito che spesso ricorrevano a me per compilare quella specie di classifica, che c'era in ogni numero della rivista, dove ad alcuni fumetti venivano assegnate le classiche stelline di valutazione. Io risposi che si si erano sbagliati e capii subito che mi avevano confuso col mio quasi omonimo Gianni Brunoro. Traini disse che dopo aver letto il mio fax si era precipitato alla Regione Lazio per capire se stesse succedendo qualcosa, ma era stato rassicurato che tutto era a posto. Mi chiamava per sapere dov'è che avevo sentito questa storia ed io risposi testualmente: “persone che non conosco, parlavano in un negozio di fumetti”. La telefonata si concluse in breve, ma i fatti dimostrano che la mia “talpa” era ben informata: Expocartoon slittò all’anno successivo. 


 

L’ultimo ricordo risale a pochi anni fa, quando il mio carissimo amico Paolo, partì dalla Toscana per andare a trovare Traini a Roma e acquistargli un po’ di pubblicazioni della Comic Art, in particolare disneyane. Tutto il materiale si trovava in un’abitazione fuori Roma, adibita a magazzino ed a Traini occorreva del tempo per preparare quanto contenuto nella lista, dunque si sarebbero rivisti. Tempo dopo, mi telefonò Paolo per dirmi che Traini desiderava il libro Le pulci penetranti, prima edizione dell’autobiografia di Hugo Pratt, pubblicato da Alfieri nel 1971. Il mio amico aveva trovato il libro su eBay e lo aveva ordinato, per poi regalarlo a Traini. Temeva però che non fosse in buone condizioni ed io gli disse che, eventualmente, avrei preso la copia malmessa e dato volentieri la mia, come nuova, a Rinaldo. Poi lo scambio non avvenne e quando Paolo tornò a Roma, mi telefonò e mi passò Traini. Parlammo del più e del meno come fossimo vecchi amici, e mi fece estremamente piacere.



 

Tornando alla produzione della Comic Art, ripensandoci oggi a 20 anni dalla chiusura, per quanto riguarda le testate da edicola, posso dire che sono certamente criticabili da molti punti di vista, ma rappresentano un punto fermo, un'importanza capitale nella storia dell'editoria a fumetti italiana da edicola. Oltre all’omonima rivista ed a L’Eternauta, la Comic Art è stata licenziataria di Marvel e DC, anche se con personaggi secondari (ma anche di primo piano, come Conan), e della Disney per il settore collezionistico. Ha prodotto molti volumi, magari in doppia edizione, brossurata e cartonata, e non sempre si trattava di ristampe di storie apparse a puntate sulle riviste. Si è cimentata nel settore manga, ha provato a mandare in edicola versioni economiche delle cronologie dei classici americani, ha persino tentato, con poca fortuna, pubblicazioni rivolte ad un target infantile. 




 

Quello su cui mi preme soffermarmi è il settore amatoriale, dove la Comic Art era attiva sui due fronti, che spesso formavano due partiti avversi: quello delle “anastatiche” e quello delle “cronologiche”. Fra le anastatiche della Comic Art ricordiamo il Topolino giornale dal 1936, l’intera serie del settimanale Paperino, gli Albi d'Oro disneyani della Mondadori e L'audace nel periodo in cui era pubblicato da Lotario Vecchi (tutti questi sono presenti nella biblioteca poplite fumetti). La produzione maggiore è quella delle cronologie, ben organizzata in collane, diversificate per formato e serie; un elenco completo è disponibile sul sito del Comic Art Club. Cronologie del genere vengono stampate anche oggi e magari i volumi con molte pagine sono anche meglio, ma il sapore di quegli albi spillati con pochissime pagine è inimitabile. L’ho amato e ritrovato, in tempi più recenti, solo negli albi Inedistrips dell’Anafi. Quello in cui la Comic Art non si differenziava dagli altri editori, era il disordine di pubblicazione. Credo che nessuna cronologia sia stata realizzata partendo dall’inizio e procedendo in modo lineare. La difficoltà di reperimento del materiale da stampa e magari la strategia commerciale che prevede di iniziare dal periodo migliore, da un determinato autore o da storie inedite, faceva sì che gli albi venissero pubblicati a macchia di leopardo, per poi andare a ricomporre interi periodi di produzione. Per fare un esempio, prendiamo andiamo dove tutto cominciò, ovvero Wash Tubbs & Cpt. Easy, con un volume cartonato contenente le avventure del 1929. Poi ci furono diversi albi spillati di poche pagine ed ancora si passò a brossurati più corposi. Dopo un po’ vennero recuperate le prime annate, dal 1924, per poi riprendere e proseguire fino alla metà degli anni ‘30. Questo non è strano, all’epoca tutti facevano in questo modo, saltavano avanti e indietro nelle cronologie. I lettori dovevano avere fiducia, e Traini era uno di cui ci si poteva fidare. Molti non saranno d’accordo con quest'affermazione, ma io, da cliente di albi e volumi amatoriali, non posso lamentarmi, mi sono sempre trovato bene. 

 

6 commenti:

  1. Bellissimo ricordo con cui hai finalmente raccontato aneddoti a cui avevi accennato altrove. Correggimi se sbaglio, la Comic Art aveva tra i pregi anche il fatto che pur trattando materiale amatoriale praticasse prezzi più abbordabili rispetto a quelli del Club Anni '30 e degli altri operatori del settore scomparsi già da tempo.
    Sulle cronologie "a buchi" ricordo che per decenni certi volumi della collana in cui erano inseriti Wally Wood e Moebius (New Comics Now?) venivano indicati come "in uscita" ma poi probabilmente non uscirono mai! Credo fossero quelli di Pichard.

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    1. Confermo che i prezzi praticati da Traini erano inferiori agli altri, almeno all'inizio. Poi magari diventarono nominalmente alti, ma con gli sconti per i soci, chi era interessato a seguire alcune serie, poteva farlo senza spendere capitali.
      Ci sono diverse leggende sui titoli mai pubblicati, ma riguardano soprattutto l'ultimo periodo, la fine degli anni '90. Degli albi elencati qui http://www.comicartclub.com/catal/colncn/grancn.htm posso dirti che a me mancano gli ultimi due, ma Bonvi è uscito, Pichard forse no.

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    2. Erano quelli famigerati indicati con il pallino nero, mi pare: "di prossima pubblicazione" per anni e anni...

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    3. Dicono le malelingue, che non è facile ottenere i diritti di pubblicazione se non vuoi pagarli, pretendendo di fare a scambio merce...

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    1. Grazie Michele. L'idea sarebbe, in futuro, di radunare tutti questi ricordi e formare una specie di autobiografia del mio rapporto con i fumetti. Il blog è nato, dieci anni fa, con quest'intento.

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