Se volessimo a tutti i costi trovare un
difetto a questa storia, potremmo parlare del finale un po’ affrettato: dopo
che in otto capitoli si è dipanata una vicenda di poche settimane, nelle ultime
dieci pagine c’è un salto temporale e improvvisamente tutto si chiude con
l’iconico finale a contrasto con l’immagine di copertina. In realtà la cosa
funziona perché se al centro della scena c’è il cavallo, la storia è quella degli
uomini, dei fuoriusciti dalla città. Il quadrupede con il suo arrivo rompe la
quotidianità e con la sua scomparsa tutto torna alla normalità, che vuol dire
evoluzione, con le cose che lentamente cambiano. L’ambiente è una classica
fantascienza post apocalittica, dove tutto è arido, non c’è un albero o
qualsiasi altro segno di vita vegetale; c’è una città dove l'esistenza è
apparentemente perfetta e ci sono quelli che hanno preferito uscirne e vivere
una quotidianità difficoltosa ma avventurosa e libera. Buzzeli ci apre una finestra su questo mondo e poi la richiude. Quello che ci resta è una bella storia con ottimi personaggi.
Il libro fu pubblicato nel 1979 ma è ancora
reperibile sul mercato dell’usato.
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