martedì 20 agosto 2024

Ultime letture: L’asino d’oro (I grandi protagonisti del fumetto mondiale n. 19)

Leggendo recensioni e commenti sulle molte opere di Georges Pichard, si ha l’idea che si tratti di un autore che “si ama o si odia”. Escludendo i fumetti giovanili e procedendo lungo la carriera di questo artista, ci troviamo su un percorso che dall’erotismo scivola verso il sadismo più esagerato, con procaci donne sottoposte a torture spietate, che nella realtà sarebbero addirittura mortali, mentre Pichard applica senza ritegno il fenomeno della “rigenerazione dei corpi”, che dopo essere stati straziati, nella pagina successiva sono nuovamente sani, appetibili e pronti a ricominciare. Quando si arriva a questi livelli, i fumetti di Pichard mi disturbano e posso collocarmi nel settore “odio”. L’asino d’oro presenta maltrattamenti abbastanza limitati: vediamo frustate e bastonate i cui segni spariscono in un batter di ciglia, ma non sono quelle al centro della narrazione. È un “libero adattamento ispirato al testo di Apuleio” e in ogni pagina ci sono donne nude e scene di sesso, oppure le frustate di cui sopra, somministrate dalla strega Pamphille alla sua schiava Fotis, di cui si innamora il protagonista Lucius. Nelle ultime delle 47 tavole, assistiamo alla trasformazione di Lucius in asino e alle dissertazioni di una ragazza contenta di essere schiava volontaria al servizio di un gruppo di malviventi. Benché non ci sia alcuna indicazione in tal senso, si tratta dunque di una storia che non giunge a conclusione. (Se non erro, la Glénat Italia pubblicò la storia completa in due volumi.)




Non mi risultano ristampe di questa storia, che è reperibile solo sul mercato dell’usato.

2 commenti:

  1. Interessanti le considerazioni iniziali su Pichard. Io però nelle sue tavole e illustrazioni anche più estreme ci vedo del grottesco o perfino dell'autoironia che smorzano i toni. È tutto troppo eccessivo per essere preso sul serio. Questione di sensibilità personali, immagino.

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    1. Pichard non è fra i miei autori preferiti, ma, fra riviste e libri, ho molte sue cose e posso dire di conoscerlo. Alcuni fumetti li trovo interessanti, altri persino divertenti, la maggior parte, come questo, mi lasciano del tutto indifferente. In molti casi, la violenza che lui mette in scena è così esagerata da diventare simbolica, rappresentativa della situazione da cui scaturisce.

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