Da bambino, amavo
l’edicola perché era l’unico posto in cui comprare i fumetti, oltre al banco del mercato, per me accessibile solo nel periodo delle vacanze scolastiche. Dove
abito io, non c’è mai stata una vera libreria, solo piccole cartolibrerie, e l’unico
fumetto che avevo, in forma diversa dal giornalino, era Asterix gladiatore, il cartonato della Mondadori ricevuto in regalo in occasione della prima comunione, da persona non di famiglia.
Eravamo nel bel mezzo degli anni ’70, le edicole erano piene di tanti fumetti,
con una varietà incredibile che non si è più vista; l’unico problema era l’imbarazzo
della scelta. C’erano i fumetti Disney, quelli di Bonelli, della Dardo, della
Cenisio, di Bianconi, i supereroi Marvel e DC, i fumetti di guerra, i classici americani
dei Fratelli Spada (Mandrake, L’uomo mascherato, Flash Gordon, ecc.), i
tascabili neri e quelli pornografici, gli umoristici, i francesi, i settimanali per
ragazzi, cattolici e laici, quelli per adulti (Lanciostory, Skorpio, L’Intrepido,
Il Monello), le riviste mensili (Linus, Eureka e le altre), le raccolte, i “pocket”
(fra cui gli Oscar Mondadori), le buste con le rese, e chissà quanti ne sto
dimenticando, tutti ammucchiati nei piccoli spazi espositivi dei chioschi, dove
lo sguardo di noi ragazzi si perdeva con senso di meraviglia.
Potevo
desiderare di più? Si, e vediamo perché.
Il mio editore preferito era l’Editoriale Corno e quando, in terza di copertina dei vari giornalini, cominciarono ad apparire i calendarietti mensili con tutte le uscite, io passavo minuziosamente in rassegna quei titoli così evocativi. Guardando, nell’immagine sopra, le testate che uscirono a ottobre 1976, posso dire che almeno qualche numero lo comprai di tutte, ma quella che mi incuriosiva di più era Eureka. All’inizio, si trattava di un oggetto misterioso, conoscevo gli Eureka Pocket (alcuni dei quali li conservo ancora, tanto mi ricordano la mia infanzia) ma non la rivista madre. Quando la vidi al mercato, a metà prezzo, ed ebbi finalmente qualche numero, più che i fumetti furono i redazionali a colpirmi e interessarmi: scoprii che esisteva un mondo di fumetti oltre le edicole!
Leggendo e rileggendo avidamente gli articoli sui primi numeri di Eureka, firmati da nomi che mi diventarono subito familiari, oltre a trovare estremamente interessanti gli interventi di saggistica, venni a sapere che esistevano manifestazioni dedicate al fumetto, fra cui una a Lucca, non molto lontano da casa mia! Scoprii che venivano pubblicati libri a fumetti, altri di saggistica sul fumetto e che era nato, e stava crescendo a vista d’occhio, un sottobosco chiamato “amatoriale”. Questo aggettivo era abbinato a riviste, che immaginavo fantastiche e divennero il mio principale oggetto del desiderio, e alle “ristampe” di due tipi: anastatiche e cronologiche. Le ristampe anastatiche erano, principalmente, le repliche di giornali e albi anteguerra, mentre le cronologiche si occupavano delle strisce giornaliere e tavole domenicali provenienti dagli Stati Uniti (poi anche dal Regno Unito). Nell’ambito delle riviste amatoriali, c'erano quelle decisamente professionali, per le quali veniva usato il termine “prozine” (professional magazine) per distinguerle dalle "fanzine" stampate con mezzi poveri. Per meglio spiegare ciò di cui sto parlando, mi servo di alcune pagine della seconda edizione, del 1978, del Catalogo italiano del fumetto amatoriale, pubblicato da Luigi F. Bona Editore. Un punto interessante è già l’indice, da cui si può vedere quanti e quali fossero i principali operatori di questo particolare settore di nicchia e, sulla sinistra, i nomi dei collaboratori alla realizzazione del Catalogo.
Ciò che accumunava
tutte le pubblicazioni amatoriali era l’alto prezzo di copertina, che le
rendeva, per me, inavvicinabili. Per alcuni anni rimase un sogno, un desiderio
che cresceva sempre di più, fino a quel fatidico giorno del 1981, in cui entrai per la prima volta in un negozio di fumetti. Da quando cominciai a frequentare quelli che
ancora non si chiamavano fumetterie, diminuì l’interesse per le edicole, nelle
quali mi recavo principalmente per le riviste, che già, se comprate tutte, avrebbero assorbito la totalità
delle mie disponibilità economiche. Nel giro di alcuni anni, acquistai molte
riviste amatoriali, in particolare: Comics, Il Fumetto, If e Wow,
cominciai alcune cronologie, come Brick Bradford della Comic Art e Prince
Valiant di Camillo Conti, e serie di anastatiche come Topolino
(giornale anteguerra). Non avevo smesso di acquistare e leggere i giornalini
con i quali ero cresciuto, ma il mondo oltre le edicole mi piaceva di più e
soddisfaceva la mia sete di conoscenza, la curiosità di scoprire sempre cose
nuove.
Durante gli anni ’80 e ’90, oltre alle riviste, comprai in edicola, o alle mostre mercato che, con la patente presa nel 1983, iniziai a frequentare, diverse serie che leggevo (esempio: Ken Parker, la prima ristampa della Storia del West, le due collane in formato bonelliano dedicate a Conan dalla Comic Art) e molte che ho accumulato, sono ancora lì e mai le leggerò. Fra originali e ristampe, cito in ordine sparso: Il Grande Blek, Capitan Miki, Balboa, Alan Ford, Diabolik, i primi manga della Granata Press e della Star Comics, molti supereroi Marvel e DC, varie serie Bonelli e di altri editori nello stesso formato. In tutto un migliaio di giornalini che non ho tempo e voglia di leggere.
Verso la fine
degli anni ’90, dopo la chiusura di quasi tutte le riviste e la nascita di case
editrici specializzate in libri a fumetti, abbandonai del tutto le edicole
e, da allora, vivo felice!
Nel 2024 ho speso più di 4.000 euro in fumetti, di cui zero in
edicola. Con questo, voglio dire che di fronte alla cosiddetta “crisi delle
edicole”, non mi straccio le vesti, ma osservo e taccio.
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