Le tre storie di
questo albo, intitolato Estreme visioni, sono di stampo piuttosto
classico, almeno a mio avviso, precisando che le mie letture della serie
principale di Dylan Dog si limitano ai primi 50 numeri, circa. Di
“estremo” ci sono gli stili grafici e narrativi, molto diversi fra loro.
Officina Infernale ottiene con il disegno a colori, gli stessi effetti dei suoi
soliti collage ed inserisce molte brevi didascalie. Spugna è ormai un maestro
del fumetto senza parole, di personaggi mostruosi e dello splatter; tutto
questo lo riversa nelle 32 tavole a sua disposizione. Jacopo Starace opta per
una narrazione teatrale, con le 13 tavole iniziali, a due vignette ciascuna,
che vedono Dylan recitare su un palco scenico.
Il primo impatto con questo albo può essere disorientate, devastante, poi ci
si rende conto che le peculiarità stanno nella parte grafica e in quella
narrativa, stilistica, ma si tratta sempre di Dylan Dog, trattato con rispetto dai tre autori.
L’albo è pubblicato da Sergio Bonelli Editore e si trova facilmente in fumetteria.
Mi fa piacere che Officina Infernale con questo albo si sia fatto conoscere al "grande pubblico", se lo meritava :)
RispondiEliminaC'è da dire che Sergione Bonelli quel Dylan Dog lì non l'avrebbe mai pubblicato (non pubblicò quello di Vilella, che al confronto era graficamente molto meno estremo).
RispondiEliminaIl discorso porterebbe lontano, fermiamoci qua.