Stacy può essere definito come una seduta di auto psicanalisi, dove l’autore si identifica col personaggio, tanto da chiamarlo col suo stesso nome. Gianni lavora alla scrittura di serie tv ed ha un amico immaginario con le sue stesse fattezze, e Stacy, una ragazza altrettanto immaginaria che lui avrebbe rapito e terrebbe prigioniera in un magazzino. Ci sono poi gli altri personaggi di contorno, i colleghi di Gianni e c’è Lalla, una nuova del gruppo che poi viene promossa showrunner, praticamente il “capo” di Gianni. Il libro è diviso in tanti capitoli, ognuno dei quali si intitola Stacy, o forse si tratta ogni volta di un nuovo inizio. Le tavole a fumetti, disegnate in quello possiamo definire lo “stile Barbarone”, come ennesima evoluzione del tratto di Gipi, sono intervallate pagine di testo scritto a mano, con i pensieri di Gianni, le sue riflessioni, ed altre scritte a macchina con brani di sceneggiatura di tavole che non sono state disegnate. Nel complesso la lettura è comunque piacevole, anche se la storia è tutta nei dialoghi, ben strutturati e gestiti come da manuale. Dopo l’ultimo titolo di capitolo (sempre “Stacy”), dovrebbe esserci l’epilogo e invece ci sono pagine bianche; la vera conclusione si può immaginarla, ma Gipi non l’ha scritta né disegnata.
Il libro è
pubblicato da Coconino Press, costa 23 euro e può essere ordinato sul sito.
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