La tradizionale rilettura di
inizio 2025 è quella delle quattro storie di Milo Manara dal titolo Il gioco.
La prima l’avevo già riletta un mese fa, in occasione dell’acquisto di un pezzo
da collezione e questo è il relativo commento.
Il gioco (Olympia
Press Italia)
Di una delle più
note storie di Milo Manara è già stato detto tutto. Rileggendola a 40 anni di
distanza, emergono gli stessi elementi della prima volta, i quali diverranno
caratteristici delle opere del Maestro, o almeno di un certo periodo: innanzi
tutto si tratta di una storia leggera, di pura evasione, anche se potremmo
vederci una critica alla morale bacchettona, con le parti intime femminili
mostrate esplicitamente ed inserite in una trama che avrebbe funzionato ugualmente anche senza,
ma con minore risonanza. L’erotismo è giocoso, come suggerisce il titolo, e le
varie situazioni sono talmente assurde da essere divertenti, prima ancora che
morbose.
Due parole sulla colorazione.
La storia fu commissionata dalla rivista Playmen, dove venne pubblicata
a colori, preceduta da una breve anteprima di poche tavole, in bianco e nero,
su Glamour. Le successive pubblicazioni sulle riviste di fumetti, francesi e italiane,
avvennero in bianco e nero, così come le prime edizioni in volume. Nel 1986,
uscirono due libri a colori, il primo per le edizioni Nuova Frontiera e poi questo
della Olympia Press Italia; in entrambi i casi, la colorazione non è quella di
Manara, effettuata sul retro delle tavole originali, ma una nuova,
commissionata a Laura De Vescovi che Vincenzo Mollica, nell’introduzione,
definisce “la più brava colorista italiana”. Queste due edizioni sono prive
della censura, che in seguito vedrà l’eliminazione di tre tavole.
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Confronto della colorazione, fra le edizioni di Panini (in alto) e Olympia Press. |
I tre episodi
successivi li ho riletti, a colori, pur avendo un’analoga edizione in bianco e nero,
sul primo volume della collana Manara maestro dell’eros, pubblicata da
Panini Comics a cavallo fra il 2013 e 14.
Il gioco parte
2 vede l’introduzione di
un nuovo personaggio a detenere la macchinetta che scatena i bassi istinti di
Claudia, e poi c’è Miele, che aveva esordito con Il profumo dell’invisibile
e che qui ci spiega il perché di questo soprannome. A muovere la vicenda è il
redivivo marito di Claudia, ma il vero protagonista è Faust e la scena che più
rappresenta questo episodio si svolge a casa dello zio senatore, nella sala del
biliardo. Qui, Claudia viene presa a colpi di cinghia sul culo, nella migliore
tradizione del genere spanking, che Manara aveva già visitato con L’arte
della sculacciata. Dopo l’invenzione della macchinetta, il Maestro continua a
giocare, mostrando la bella donna che si eccita quando la macchinetta è
accesa ma anche quando è spenta.
Con Il gioco
parte 3 si cambia scenario: siamo in Amazzonia, si moltiplicano le belle
donne da mostrare nude e cade, temporaneamente, anche il tabù degli uomini nudi
con il pene in erezione. Le vicende a cui Claudia fa più da spettatrice che da
protagonista, almeno finché non ricompare la famosa macchinetta, sono ancora più
esagerate, con la setta del santone che crede di potersi mettere in contatto
con gli extraterrestri sfruttando l’energia sprigionata dai suoi adepti nella
fase di pre-orgasmo. La tipicità di questo periodo della carriera di Manara raggiunge
qui il suo culmine: si tratta di creare situazioni ad alto contenuto erotico,
mostrando esplicitamente il sesso femminile, anche in primo piano, ma non la
penetrazione.
Il gioco 4, a quasi 20 anni di distanza dalla prima
storia, si basa su una trama contenente argomenti seri, come la corruzione
politica, anche se trattati in maniera superficiale. Torna il dottor Fez e vengono
introdotti altri personaggi come Angelina, altra giovane da mostrare spesso
nuda, suo cugino Pio e Maurine, domestica in casa Cristiani. La scena clou di
questo episodio vede Claudia al centro di un’orgia di sesso negli spogliatoi di
una squadra di calcio, ma gli organi genitali maschili tornano a essere nascosti.
Risulta molto più morboso l’incontro fra Angelina e Claudia in un convento,
dove la protagonista era stata condotta in quanto ritenuta posseduta dal
demonio.
Riepilogando, i
quattro episodi risalgono rispettivamente agli anni: 1982, 1991, 1993, 2001; la prima storia nasce da un'idea curiosa e poteva non avere un seguito, la seconda è la più debole, la terza è la più morbosa e, tutto sommato, divertente, la quarta riparte dalle premesse iniziali, ma è la più seria. Al termine della rilettura delle quattro storie tutte insieme, appare chiaro come “il gioco” sia
quello condotto da Claudia. La giovane moglie del più anziano avvocato
Cristiani alterna momenti di eccessivo moralismo bacchettone al più sfrenato
esibizionismo e l’autore ci lascia sempre il dubbio se ciò sia dovuto alla
famosa macchinetta o a una sorta di schizofrenia, più o meno consapevole. Tutto
e tutti quelli che ruotano intorno alla bella protagonista servono a creare un
contesto leggero e scanzonato, ad attirare il lettore con le famose “donnine”
di Manara e a rendere piacevole la lettura di questi fumetti.
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Pubblicità delle edizioni Nuova Frontiera per l'edizione in bianco e nero. |
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Pubblicità delle edizioni Nuova Frontiera per l'edizione a colori. |
Fra le tante
ristampe di questo fumetto, segnalo la raffinata edizione integrale della Feltrinelli, uscita nel 2024, con tutti e quattro gli episodi in bianco e nero, che può essere acquistata
sul sito.