Il mio personale processo di avvicinamento ai fumetti di Zerocalcare è stato lento, pieno di dubbi, perplessità e diffidenze. Nel tempo ho tentato di leggere qualcosa dal blog e dalle anteprime dei vari libri, ma l'esito è sempre stato negativo, non ho mai provato attrazione per quel genere così distante dal mio mondo fumettistico, sia dal punto di vista grafico che dei testi. Per anni ho chiesto a persone della mia stessa generazione cosa ne pensassero di Zerocalcare e mai ho trovato commenti tanto entusiasti da spingermi a leggere uno dei suoi libri; le puntate di Fumettology non mi avevano convinto e neppure ricordavo di aver visto qualcosa su Canemucco.
La svolta è stata a Lucca Comics con l'evento congiunto Bao Publishing / Sergio Bonelli Editore al termine del quale alcuni dei presenti hanno ricevuto la borsa omaggio (pensata solo per i gestori di fumetterie, ma disponibile in gran quantità) contenente, oltre a due albi Bonelli, l'edizione variant de L'elenco telefonico degli accolli (ringrazio sentitamente Michele Foschini). A questo punto non avevo più scuse: dovevo leggere un libro di Zerocalcare!
Tenere per le mani un oggetto concreto, provare il piacere di sfogliare le pagine, sentire l'odore della carta e dell'inchiostro, già predispone positivamente, a differenza dello stare davanti allo schermo di un computer. Inizio così la lettura e dopo una trentina di pagine la prima impressione, magari scontata per chi già conosceva l'autore, ma non per me, è di un fumetto basato sulle paranoie (seghe mentali). Tutto ben rappresentato, con alcune trovate fulminanti e un buon equilibrio fra argomenti seri e divertimento. Non pare un libro da leggere tutto d'un fiato, ma a piccole dosi, come del resto era stato concepito per Internet.
Proseguendo, la lettura si fa sempre più appesantita e lenta. Dopo un centinaio di pagine mi accorgo di andare avanti più per dovere (accollo!) che per piacere. Decisamente non è il mio genere; non ci trovo emozioni, non quelle che cerco in un fumetto. Il ritmo di lettura non aiuta ad apprezzare l'opera, forse perché non è nata per raccontare delle vere storie, ma per esprimere stati d'animo, commentare fatti e situazioni. Questo non è negativo ma è distante dalle mie preferenze.
Alla fine la sensazione prevalente è di noia. Forse posso fare un paragone: è come se invece di scrivere queste righe avessi fatto una sceneggiatura, dando indicazioni al disegnatore di rappresentare una caricatura di me stesso mentre leggo il libro di Zerocalcare, facendo commenti ironici (negativi) e l'armadillo mi suggerisce gli aspetti piacevoli del fumetto. Una cosa del genere potrebbe anche funzionare, se si trattasse di poche vignette, ma leggere diverse tavole dove viene esternato un semplice stato d'animo, per me è noioso. Così purtroppo è quasi tutto il libro.
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