C’è sempre un po’ di amarezza quando si trovano fumetti di grandi maestri a prezzi ridicoli, svalutati come fossero opere senza alcun valore artistico, ma il fascino delle tavole di Franco Caprioli, nel grande formato degli albi curati da Camillo Conti, prende il sopravvento. I primi due albi, Fra i canachi di Matareva e L’isola Giovedì, sono le due parti della stessa storia, che avrei preferito in bianco e nero. La realizzazione risale al 1939-1941, quando i fumetti americani vennero proibiti, e rimase incompiuta. In una breve prefazione, Caprioli spiega di aver voluto completarla per “gli amici dell’ANAF”, per questa pubblicazione del 1974. Il protagonista viene forzosamente imbarcato su una nave e successivamente si trova coinvolto in una faida fra tribù indigene del sud Pacifico. Vittorio Alessandrelli la definisce “la sua migliore opera”.
L’isola tabù è presentata nella magnificenza del bianco e nero ed è una storia con ambientazione simile alla precedente, del resto la preferita da Caprioli: i mari del sud. Anche qui, l’aitante protagonista, aiutato da un ragazzo, avrà a che fare con un gli indigeni e conoscerà una ragazza di cui si innamorerà, e sarà corrisposto. Questa storia venne pubblicata nel 1945 e le analogie con quella del ’39 sono evidenti.
L’ussaro
della morte è del 1950, il tratto di Caprioli si è affinato ma la sceneggiatura si
è appesantita di molte didascalie, per poter narrare una vicenda molto estesa
in 28 tavole. La storia si svolge in Ungheria ed è colma di retorica, con la
figura mitologica dell’Ussaro della morte.
Complessivamente, questi quattro albi sono utili come documentazione di un grande autore.
Non ho capito perché ci sia dell'amarezza nel trovare fumetti di grandi maestri. Forse perché i Maestri non ci sono più? O perché non venivano valorizzati?
RispondiEliminaIo L'Isola Giovedì ce l'ho solo nella versione in bianco e nero pubblicata da Comic Art (nel senso della rivista) nel troppo breve periodo in cui quelle pagine ristampavano materiale d'antan. Capisco che i collezionisti potessero rimanere delusi nell'avere dei doppioni, ma per me fu l'entusiasmante introduzione a Caprioli!
Era saltata una frase incidentale che ora ho rimesso. Mi intristisce vedere che il valore artistico non influenza quello economico. È un discorso complesso che prima o poi bisognerebbe affrontare.
EliminaUn altro esempio di bei fumetti svenduti l'ho trovato a Ludicomix, dove da un scatola "5 pezzi a 20 euro" ho preso: Barokko di Bacilieri, Arriva Mister No, Contronatura di Reiser, Cassandra Darke di Posy Simmomds e, per restare in tema, Giulio Verne a fumetti (Edizioni Paoline) che raccoglie quattro storie di Caprioli.
EliminaOk, adesso è chiaro. In effetti il post era un florilegio di errorini ma non ho voluto infierire ;)
EliminaCondivisi la tua amarezza quando trovai vari volumi della Editiemme a 3.000 e 5.000 lire. Ma ci rimani male un momento, poi pensi all'affare che hai fatto. Peggio per chi non sa apprezzarli.
Tieni presente (ma lo sai meglio di me) che si tratta di lavori di persone che non ci tenevano a essere considerate Maestri perché nella maggior parte dei casi facevano i fumetti controvoglia e avrebbero voluto affermarsi come illustratori o pittori. Poi nelle interviste piangevano miseria e invece si scoprì che col fumetto vivevano assai bene!
Corretti anche gli errorini! Anch'io prendo al balzo la palla del "buon affare". Gli stessi albi di Caprioli, a Collezionando, li ho visti a sei volte il prezzo che li avevo pagati.
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