Il titolo svela che il sergente Mac Coy deve vedersela con una spietata banda di cacciatori di scalpi, le cui uccisioni
rischiano di provocare una rivolta degli indiani. Episodio piuttosto anonimo,
con una trama scontata e priva di colpi di scena. Se già di per sé la saga di Jean-Pierre Gourmelen e Antonio Hernandez
Palacios non presenta grandi attrattive, questo albo non si farà certo
ricordare. Un aspetto che ritengo negativo di questa serie, è la colorazione, pesante ed irreale per quanto riguarda paesaggi e sfondi, probabilmente voluta così dall'artista.
La serie di Mac Coy è stata ristampata dalla Gazzetta dello Sport ed i singoli volumi possono essere ordinati qui.
Sei un po' severo col povero Mac Coy, ma posso capire che non piaccia. Sembra che all'epoca della sua uscita fosse percepito come originale a causa del suo anticonformismo, cosa che con gli anni è inevitabilmente andata perduta. I colori sono un pugno in un occhio, in effetti. Le tavole in bianco e nero (come da vecchi Skorpio, ma forse anche Alter lo pubblicò in b/n) rendono di più visto il tratto meticoloso di Palacios.
RispondiEliminaLe storie non sarebbero male. Anche questa, nella sua semplicità, si fa apprezzare per la crudeltà di alcuni personaggi e la brutta fine di altri, a cui il lettore poteva essersi affezionato. Su Alter ci sono sicuramente tavole in bianco e nero, mentre gli orrendi colori si trovano anche nei cartonati Vallecchi degli anni '70.
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