È sempre molto
difficile commentare un’opera di Gipi, anche se la lettura è risultata
piacevole, scorrevole e apparentemente nient’affatto impegnativa. Silvano Landi
è uomo di spettacolo, il pubblico si aspetta da lui monologhi divertenti che
strappino la risata, anche nel periodo in cui sta assistendo la madre nei suoi ultimi
giorni di vita. Parla spesso al telefono con la moglie (che non vediamo mai) e
gli appare un ragazzino di 13 anni, che è lui stesso, con il quale si confronta
sulla propria vita ed il rapporto con la madre. Tutto questo interpolato con scene
in bianco e nero di un gruppo di cosmonauti su un pianeta sconosciuto dove un
misterioso fenomeno, che si manifesta sotto forma di fumo nero, pare faccia
perdere la memoria. La tecnica narrativa e lo stile di disegno di Gipi sono
sempre cambiati negli ultimi suoi libri, ma è sempre riuscito ad arrivare
laddove la letteratura in prosa non può.
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