Quando a maggio 2018 uscì il primo numero del "Linus di Igort" mi dissi contento perché i fumetti tornavano ad occupare la maggior parte delle pagine e finalmente avevo in mano una vera rivista a fumetti come quelle di cui circa vent'anni prima avevamo pianto la scomparsa. Di fronte ai tanti commenti (probabilmente il numero di Linus più recensito in assoluto) aggiunsi che per dare un giudizio compiuto bisognava aspettare un periodo di rodaggio ed assestamento, almeno fino alla fine dell'anno. Ora siamo arrivati al numero di gennaio 2019, quindi nove numeri di questa che è una rivista nuova con un nome vecchio; Igort infatti è ripartito da zero, senza tener conto dell'operato dei suoi immediati predecessori.
Sintetizzando la lunga storia di Linus possiamo individuare tre ampie fasi prima di quella attuale: dal 1965 al 1978 la rivista nasce e cresce pubblicando un po' di tutto; dal 1979 al 1991 con il formato piccolo abbandona quasi completamente i fumetti avventurosi (con qualche piacevole eccezione) concentrandosi sull'umorismo e la satira; dal 1992 ad aprile 2018 Linus vive un lungo periodo strano e complesso da decifrare, in cui sembra costantemente alla ricerca di una propria identità perduta. Accade un po' di tutto: scompaiono le altre riviste e Linus, tornato al formato grande (che varierà leggermente diverse volte) cambia editore, vede l'alternarsi di vari direttori, rinnova la tradizione dei supplementi per poi abbandonarla, addirittura interrompe le uscite per due mesi ma fortunatamente torna a vivere e taglia il traguardo dei cinquant'anni.
A maggio 2018 arriva Igort che modella la rivista mettendoci dentro ciò che a lui piace, spaziando in tutta la storia del fumetto e in tutta la geografia. Non è facile amalgamare fumetti dell'inizio del 20° secolo con parziali prepubblicazioni di libri di autori più moderni senza rinunciare alle strisce, vecchie e nuove, ed inserendo brevi fumetti inediti appositamente realizzati. Linus ci prova ma ancora non riesce ad avere quella "chiarezza" della linea editoriale che Alfredo Castelli auspicava per le riviste a fumetti in un vecchio articolo degli anni '80. La mancanza di chiarezza è forse la causa per cui molti storcono il naso e magari acquistano la rivista saltuariamente; è su questo aspetto che si dovrebbe lavorare: scegliere una direzione chiara e precisa, che il lettore possa comprendere, gradendola o meno, ed avere il coraggio di abbandonare strade che conducono altrove. Continuare a navigare a vista può voler dire scontentare tutti; parlando fuor di metafora finora grandi capolavori non sono apparsi su questo Linus, caso mai piccoli gioielli, ma poche tavole non giustificano la spesa.
In questi nove numeri si è visto di tutto e non voglio fare elenchi né compilare schedine con 1 - X - 2 proprio perché la cifra principale che si riscontra è la variabilità dei contenuti. Sfogliando rapidamente uno dopo l'altro i fascicoli si può intravedere lo spirito che aleggiava nei primi nove numeri di Linus, quelli del 1965 a cui Igort ha dichiarato di rifarsi. Giovanni Gandini e gli altri potevano rivolgersi al pubblico presentando un po' alla volta autori e personaggi praticamente sconosciuti in Italia. Ora i tempi sono molto cambiati, abbiamo una storia alle spalle e molti mezzi a disposizione, dunque l'approccio, che Igort sembra voler replicare, deve necessariamente essere diverso.
La mancanza di omogeneità di questi primi fascicoli può essere interpretata in almeno due modi: Igort vuole mantenere Linus aperta a qualsiasi fumetto purché bello a suo giudizio oppure sta ancora mescolando gli ingredienti alla ricerca della formula con cui comporre la sua rivista. Il contenitore è di ottima fattura ed i contenuti molto interessanti, il "Linus di Igort" è da sostenere in attesa di vederne l'evoluzione.
Particolari del dorso: in basso un simbolo per ogni stagione, con settembre che è ancora estate; in alto da gennaio 2019 compare anche il numero, prima assente. |
La rivista Linus è pubblicata da Baldini+Castoldi, il sito non è molto aggiornato, ma si può acquistare altrove.
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