Strana idea, quella di
costruire un castello nel West e di dotarlo di un lago, ottenuto sbarrando un
fiume che gli indiani ritengono sacro. Questo è ciò che ha intenzione di
realizzare un ufficiale prussiano al cui servizio si trova Jonathan Cartland,
come cacciatore di bufali. Gli indiani attaccano il cantiere, l’ufficiale e la
sua giovane compagna Cecilia riescono a fuggire, mentre Cartland viene catturato
e destinato a procurare il cibo per una squaw rimasta vedova, con un figlio
adolescente. Nonostante vari incidenti, la costruzione del castello verrà
portata a termine e le vicende del Conte Von Kirchenehim e della tribù cheyennes
in cui è prigioniero Cartland, si intrecceranno più volte.
Nel secondo episodio, in continuità col precedente, il nostro fugge dagli
indiani per presto ritrovarsi prigioniero di quattro spietati fratelli che intendono
farsi guidare da lui alla ricerca di una miniera d’oro ereditata da uno zio. Dopo
essere fuggito anche da questa nuova prigionia, Cartland torna dal Conte, dove
trova Cecilia gravemente malata e dovrà scontrarsi con gli indiani. Harlé e
Blanc-Dumont aprono quindi diverse trame che alla fine saranno tutte risolte. Davanti agli occhi del lettore, scorre un amalgama di situazioni tipiche del genere western e di scenari anomali, tutto ben sintetizzato in due album.
Un dittico decisamente articolato ed interessante, una bella storia che in
precedenza era stata serializzata sulla rivista Pilot (da cui sono
tratte le immagini a corredo di questo articolo), dal n. 5 al n. 12.
La serie di Jonathan Cartland è stata ristampata dalla Gazzetta dello Sport ed i singoli volumi possono essere ordinati qui.
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