Nell'introduzione Gipi dice che quando vide per la prima volta Michele Penco disegnare dal vivo avrebbe voluto ucciderlo per invidia e c'è da credergli sfogliando questo libro ed ammirando l'opera di questo artista. Nelle 80 pagine del libro troviamo quattro storie e qualche contenuto extra (tavole scartate e disegni dal vero). L'autoritratto è la storia di apertura che in 10 tavole dimostra come si possa fare un bel fumetto horror con pochissimo testo. Seguono le 20 tavole de La città sull'oceano, da un racconto di Lovecraft, vignette senza dialoghi ma con didascalie, intervallate da pagine di solo testo. Ancora Lovecraft nel brevissimo (6 tavole) Il modello e per finire le 25 tavole de L'essere del sogno, una storia narrata attraverso le pagine di un diario. Questi fumetti si apprezzano senza dubbio per il fascino dei disegni ma anche per l'originalità dei due soggetti di Penco e per aver "mostrato gli orrori che Lovecraft aveva solo suggerito, senza definirli mai" (dall'introduzione di Gipi). In definitiva questo libro è uno dei tanti gioiellini di cui sono pieni i cataloghi delle piccole case editrici e che spesso scopriamo casualmente trovandoli su una bancarella a prezzi ridicoli. Un vero peccato che il mercato non riesca a valorizzare la qualità.
Il libro è pubblicato da Double Shot e risulta esaurito.
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